Samuel David Camillo Olivetti, detto solamente Camillo (Ivrea, 13 agosto 1868 – Biella, 4 dicembre 1943), è stato un ingegnere e imprenditore italiano, fondatore dell’azienda Olivetti.
Nacque nel 1868 in una famiglia della borghesia ebraica di Ivrea.
Al termine del liceo, si iscrisse al Regio Museo Industriale Italiano (poi Politecnico di Torino dal 1906) e alla Scuola di Applicazione Tecnica, dove frequentò i corsi di elettrotecnica tenuti da Galileo Ferraris. Laureatosi in ingegneria industriale (31 dicembre 1891), Camillo sentì da una parte l’esigenza di perfezionare il proprio inglese e, dall’altra, di fare un’utile esperienza lavorativa. Soggiornò oltre un anno a Londra dove si impiegò in un’industria che produceva strumentazione elettrica, facendo anche il meccanico.
Tornato in Italia da esperienze a Londra e in America, si mise in società con due ex compagni di università e fece l’importatore di macchine per scrivere e biciclette. Successivamente concepì l’idea di fondare un’azienda per produrre e commercializzare strumenti di misurazione elettrica, principalmente per laboratori di ricerca. Nacque così ad Ivrea nel 1896 la «C. Olivetti & C.». Gli inizi della sua attività industriale non furono produttivi. Olivetti capì che doveva cambiare target di mercato (dai laboratori di ricerca alla nascente industria elettrica).
Nel 1896 fonda la Ditta Olivetti ad Ivrea in via Castellamonte, attuale via Jervis, per la produzione di materiali elettrici e strumenti elettrici di misura.
Nel 1903 la fabbrica si trasferì a Milano e l’anno successivo a Monza, diventando C.G.S. (dalle iniziali di Centimetro-Grammo-Secondo, nome del sistema di misura in uso all’epoca). Nella compagine societaria entrò in seguito la Edison, il più grande produttore italiano di energia dell’epoca, oltre ad un’importante banca d’affari.
Ben presto Olivetti si sentì prigioniero di quei soci finanziari, che non gli consentivano di svolgere, parallelamente alla produzione, quell’attività di ricerca che riteneva indispensabile. Fu quella l’ultima volta che non ebbe la maggioranza assoluta delle quote di una società. Era partito per Milano con una quarantina di operai, con gli stessi tornò a Ivrea nel 1908, dove impiantò la prima fabbrica in Italia di macchine per scrivere. Anche nella scelta del nome della ditta tornò al passato: «Ing. Olivetti & C.» con l’aggiunta “prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere”. L’azienda, destinata a divenire celebre come Fabbrica di mattoni rossi, ebbe un rapido sviluppo. Attento a selezionare, formare e valorizzare operai di talento, Olivetti scelse tra loro i quadri aziendali che contribuirono al successo dell’impresa. L’officina riprendeva solo esteriormente i modelli dell’epoca, poiché la sua struttura, dietro ai mattoni canavesani, era composta dall’allora avveniristico cemento armato.
Nel 1908 fu progettato il primo modello di macchina, la Olivetti M1.
Da qui a poco, nel 1910, la Ing. C. Olivetti & C di Camillo Olivetti contava circa cento operai e lui si era ormai affermato come astro nascente dell’imprenditoria italiana e ben presto, del mondo.
La svolta decisiva per la Olivetti fu il primo conflitto mondiale: non furono tuttavia i super-profitti a fare la fortuna dell’Olivetti, ma la produzione tecnologicamente avanzata per l’aeronautica.
Nel 1925 entrò in azienda Adriano Olivetti. Per produrre in proprio le macchine utensili nacquero, nel 1926, le fonderie e l’Officina Meccanica Olivetti (OMO). Quest’ultima divenne in seguito un’unità produttiva indipendente sul mercato, anche dalla casa madre.
In seguito, Olivetti diede impulso al primo nucleo della ricerca e sviluppo: con la OMO, e negli stessi locali, nacque il Centro Formazione Meccanici, una delle prime “scuole di fabbrica” in cui non si insegnarono solo nozioni tecniche, ma anche cultura generale e cultura politica. All’inizio degli anni trenta fu potenziata la struttura distributiva all’estero. Nel corso del decennio furono prodotti i primi modelli di mobili per ufficio “Synthesis”, le prime telescriventi e macchine per calcolo. Nel 1933 il figlio Adriano fu nominato amministratore delegato; a partire da quell’anno Camillo fu affiancato e progressivamente sostituito alla guida della società. Olivetti lasciò la presidenza della società nel 1938, conservando la sola direzione dello stabilimento macchine utensili.
Nel secondo dopoguerra, Adriano seppe condurre la Olivetti alla posizione di leader nel settore delle macchine d’ufficio – assorbendo anche, nel 1959, la Underwood Americana, suo principale concorrente.
Amico di Filippo Turati, il 4 dicembre 1943 morì all’ospedale di Biella, città ove era stato costretto a riparare per sfuggire alle leggi razziali: al funerale partecipò una nutrita folla di operai, giunta spontaneamente da Ivrea sfidando la sorveglianza del regime. In lui la città di Ivrea trovò un imprenditore coraggioso e capace che seppe portare l’industria da lui creata fra le prime nei mercati mondiali.